Un dono della natura diventato risorsa naturale e bene comune
Il Lago di Molveno è un lago naturale inserito in una cornice di bellezza unica; a ovest le Dolomiti di Brenta, a nord-est e sud-est l'altopiano della Paganella e il massiccio del monte Gazza. Il Lago si è formato nei secoli dopo che enormi frane dalle montagne circostanti, il monte Dion e il monte Gazza, hanno sbarrato il flusso alle acque che scendevano dalle Dolomiti di Brenta.
Madre Natura ci regala una perla
La profondità del lago è di circa 123 metri, lungo 4,4 km e largo 1,5 km circa, con una superficie tale da essere considerato il secondo lago più grande del Trentino-Alto Adige e nel 1952 con i lavori di svuotamento del lago per farne un bacino idroelettrico sono state scoperte delle foreste preistoriche pietrificate, con tracce d’insediamenti di oltre 4000 anni fa.
La particolarità del Lago di Molveno, oltre ad essere un lago alpino naturale, è dovuta alla pescosità delle sue acque ricche di pesce pregiato come il salmerino (giunto a noi dalla preistoria), il pesce persico, il luccio e la trota marmorata.
Una piccola... scoperta
Il viaggio più bello è stato ritrovarmi fra le mani una vecchia stampa in bianco e nero del Lago di Molveno, sorpresa e stupore mi avvolgono perché non sapevo dell'esistenza di questa immagine, seppellita e dimenticata in quel vecchio mobile che non mi decidevo a disfarmene, sempre per quel senso di utilità che forse avrebbe potuto assumere in un futuro improbabile...

Ora mentre mi rigiro fra le mani questa immagine del Lago di Molveno, tutta la mia attenzione si concentra su questo lago alpino e il suo minuscolo villaggio e il concetto del tempo... svanisce.
Guardo questa foto del Lago di Molveno un po’ consunta e viaggio con la mente, sorvolo la superficie calma del lago e poi sopra quei prati sfalciati, sui campi coltivati ordinatamente, per planare infine sulla cima del campanile, centro del minuscolo insediamento di case, che come un parafulmine raccoglie l'attenzione del mio occhio. Ordine, calma, lavoro, tenacia, amore e qualcosa ancora d’indefinito, emana questa immagine dei primi del '900 del Lago di Molveno: il Signore del luogo e del piccolo villaggio nato sulle sue rive, tutto è molto coinvolgente come in un sogno.
Un gioco di sguardi
Quanto dura la bellezza? La bellezza se celata, è eterna?
La saggezza dei nostri avi nella scelta del luogo dove gettare le fondamenta per costruire il loro futuro è un dato di fatto, incisa nel paesaggio senza alcuno sfregio all'armonia del lago alpino di Molveno ai piedi del Massiccio del Brenta. Una bellezza e armonia appresa da Madre Natura, accudita e cresciuta con i ritmi lenti del tempo della terra, custodita gelosamente nei propri occhi e mai... rivelata ad alcuno!
Lentamente o ingenuamente, con l'arrivo dei primi viaggiatori romantici, questa bellezza è stata rivelata al mondo. La bellezza del lago che gioiosamente rispecchia la montagna ora è espressa, raccontata, esce dai confini remoti del piccolo villaggio alpino di Molveno e vola di bocca in bocca...
I primi fotografi immortalarono le montagne circostanti che come Narciso, si specchiavano nel lago, raccontarono i momenti della vita degli abitanti, il cambiamento di umore del lago come della montagna, in un alternarsi di sguardi fra la montagna e il Lago di Molveno sintesi della bellezza da loro ricercata.
Una perdita irreparabile?
I testimoni e le immagini descrivono gli anni fra le due guerre come gli anni d'oro per il turismo d'élite che c'era a Molveno. La località era promossa come stazione climatica alpina all'avanguardia, ricercata dall'aristocrazia di tutta l'europa; Belgio, Austria, Germania, Regno Unito e dove i periodi richiesti di villeggiatura andavano da marzo-aprile a ottobre.
Il merito va certamente attribuito ad Attilio Bettega, gestore prima e poi proprietario dal 1915 del Grand Hotel Molveno, una persona che parlava diverse lingue, con una visione chiara e innovativa della nuova attività turistica e ricettiva che era nata a fine '800 con l'alpinismo esplorativo e si stava sviluppando in quegli anni.
Il felice connubio tra Montagna e Lago era assaporato e gustato dai villeggianti che facevano le escursioni nelle Dolomiti di Brenta e dopo questa '...lotta coll'alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede' (da Alpinismo acrobatico - Guido Rey), trascorrevano le belle giornate ritemprandosi al Lago di Molveno e godendosi i piacevoli bagni nelle acque del lago che raggiungevano anche i 23°, gite in barca partendo direttamente dal porticciolo del Grand Hotel, escursioni botaniche, feste e balli...
Un ambiente completamente naturale e un'ospitalità di primordine e all'avanguardia gettavano le basi per un promettente sviluppo del turismo e nel frattempo creavano un idillio di serenità e pace al cospetto delle Dolomiti.

Il sogno è perduto?
Molveno era diventata una stazione turistica ricercata, moderna ed esclusiva, l'economia del paese era molto migliorata creando nuove opportunità di lavoro e d’integrazione del reddito che proveniva dalle sole attività agro-silvo-pastorali. Il percorso futuro appariva oramai tracciato per il paese e il Lago di Molveno, lo sviluppo della ricettività turistica in un ambiente incontaminato diventava sogno e méta per molti.
Quando prima del 1940 s’iniziò a parlare di sfruttamento del lago come bacino idroelettrico, molte persone, compresi albergatori (lo stesso Attilio Bettega), il Comune, la Pro Loco, temendo il peggio si opposero. Nonostante che all'epoca non ci fosse una sensibilità ambientale chiara e sviluppata, queste persone intuivano che l'armonia del luogo, del connubio felice del Lago di Molveno e delle Dolomiti, potesse rompersi.
La visione romantica inconsciamente tramandata dai primi viaggiatori esploratori, stava per essere inghiottita dal nuovo corso industriale della nazione che si avviava all'espansione nelle pianure e nelle città industriali che richiedevano energia elettrica per le attività produttive.
I primi rilievi, per la trasformazione del Lago di Molveno del '40-41, sancirono il nuovo corso e prospettavano cambiamenti importanti che si concretizzarono nel '52-'53 con l'inizio dei lavori. A conferma dei primi detrattori dell'opera, il microclima del luogo fu compromesso insieme alla temperatura del Lago di Molveno che passò dai 22°-23° ai 15° con un danno enorme per la fauna ittica che fu salvata e ripopolata in seguito, dagli enormi sforzi dei pescatori di Molveno. Il paradiso che era e che poteva essere, svaniva?
Molveno: facciamo un salto indietro...
La via possibile
Oggi la nuova sensibilità ambientale acquisita dagli abitanti di Molveno e gli sforzi profusi per un minore impatto ambientale delle attività dell'uomo, hanno di fatto ridotto lo sfruttamento del Lago di Molveno ridiscutendo le vecchie concessioni. Nell'attuale epoca post-industriale si cerca di recuperare il valore della visione originaria collaborando creativamente e rispettosamente con la natura del luogo per rendere la nostra presenza di ospiti del pianeta la più leggera possibile.